Sicilia, alla scoperta dei misteri di Motta Camastra

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Grotte rituali, puntatori solari, scalinate e incisioni scolpite sulla roccia e un orologio che nasconde segreti

di Patrizia Caiffa

Grotte rituali, puntatori solari, misteriose scalinate e incisioni scolpite sulla roccia: potrebbero essere stati usati come punti di riferimento astronomico dalle popolazioni Šekeleš, abitanti della Sicilia ancora prima dei greci.

E poi richiami storici alle epopee dei normanni e degli austriaci nell’isola, e un orologio misterioso che nasconde segreti.

Si trovano nella Valle dell’Alcantara (chiamata Akesines dai greci), nella Sicilia orientale, e in particolare nel borgo di Motta Camastra, che ospita anche tesori sconosciuti a livello antropologico, storico ed archeologico.

Alcuni appassionati ricercatori stanno facendo scoperte molto interessanti, che aspettano solo di essere approfondite e ricevere il riconoscimento che meritano.

Motta Camastra, arroccata a 450 metri slm su un costone di pietra arenaria sui monti Peloritani della Sicilia orientale, al confine tra le province di Messina e Catania, viene chiamata “la piccola Taormina” dell’interno.

Dalla più famosa città costiera dista infatti solo una ventina di chilometri, in un territorio ricco di natura, arte e bellezza. Dalle sue altezze appare una strepitosa vista sul versante nord dell’Etna.

E’ nota per le spettacolari rocce di basalto sul fiume Alcantara (dall’arabo “Il ponte”) che formano le omonime Gole dell’Alcantara.

Per essere stata set di qualche scena del film “Il padrino”.

Per l’annuale Festa delle noci, uno dei prodotti più eccellenti della vallata e, negli anni pre-Covid.

Per l’ottimo cibo genuino cucinato dalle “Mamme del borgo” .

Questa zona – come gran parte della Sicilia – conserva le tracce dei passaggi di varie civiltà e culture, dalle popolazioni Šekeleš della preistoria (è dibattuto se siano i Siculi o i loro antenati) ai greci, agli arabi, ai normanni, agli austriaci, fino alle truppe anglo-americane nella seconda guerra mondiale.

Alcuni studiosi locali hanno analizzato l’etimologia del nome Motta Camastra e avanzano l’ipotesi di una origine fenicia del nome riferita ad Astarte, la dea degli astri, legata anche al culto della dea madre e della natura.

I rinvenimenti sul territorio riferiti alle popolazioni vissute nell’area prima dei greci sono perciò estremamente significativi.

“Si tratta di manufatti sulla roccia che l’uomo ha adattato alle proprie esigenze”, spiega a B-hop magazine Gaetano Consalvo, farmacista e presidente della sede locale dell’Istituto per la cultura siciliana.

“Conformazioni rocciose che venivano utilizzate per lo studio dell’astronomia, considerata una necessità di vita, perché consentiva di basare la semina, le coltivazioni, la pastorizia, sul ciclo delle stagioni”.

In località Grotta Paglia e in altre zone il team di appassionati ha rinvenuto delle rocce con forma antropomorfa di animalisimboli della dea madre, sfere litiche legate al culto del sole e della luna.

Insieme a iscrizioni protofenicie difficili da decifrare, che attendono solo di essere studiate.

Poi ci sono i palmenti rupestri, probabilmente dei veri e propri luoghi rituali.

“Oltre al culto del vino e della vite, potevano servire anche per effettuare dei riti propiziatori.

In queste occasioni venivano assunte bevande inebrianti che avvicinavano alla divinità e al mondo dell’aldilà tramite stati di coscienza alterati.

Abbiamo infatti notato la presenza, insieme alle bevande alcoliche, di bacche con poteri allucinogeni”.

La vicinanza a Giardini Naxos, sulla costa, notissima colonia greca, rende molto attendibile l’ipotesi dei riti dionisiaci.

“In questa zona – aggiunge Consalvo – probabilmente viveva una casta sacerdotale, che celebrava ritualità ristrette ad una certa cerchia.

Il sito era in contatto con altri siti simili della vallata: Argimusco a Montalbano Elicona, Pietra Perciata sull’Etna, contrata Olgare a Castiglione di Sicilia.

I ritrovamenti sono enormi e tutti connessi uno con l’altro, dal Golfo di Naxos a quello di Tindari”.

A Motta Camastra il gruppo di studiosi ha trovato anche una piccola grotta preistorica, intorno alla quale si avanzano varie ipotesi affascinanti:

“Secondo alcuni potrebbe essere una tomba, altri pensano fosse adibita a riti prematrimoniali. Si mettevano le coppie in un sacco di pecora con le mani legate.

O forse veniva usata per le donne, che durante la gravidanza venivano allontanate perché considerate impure e andavano a partorire da sole”.

Nel borgo di Motta Camastra sono anche presenti i segni del passaggio dei normanni: oltre alla scultura di un leone, la chiesa sul corso ha una campana dell’anno 1000 e cripte dove “veniva usato un sistema di sepoltura antica appreso dagli spagnoli e prima ancora dagli inca”, precisa Consalvo.

“I morti venivano messi ad essiccare. Prima venivano trattati con procedimenti di imbalsamazione come quelli degli egiziani: tutte queste civiltà avevano tratti comuni”.

Il 20 giugno 1719 il paesino di Motta è stato poi strategico nella battaglia di Francavilla di Sicilia per sancire la vittoria dell’Impero austriaco durante la guerra della Quadruplice Alleanza (Inghilterra, Francia, Austria e Paesi Bassi) per la conquista del Regno di Sicilia:

“La battaglia era cruenta, tantissimi morti su entrambi i fronti ma gli austriaci non riuscivano a sconfiggere gli spagnoli.

Si ritirano e ripiegano in alto sulla vicina Motta Camastra, che diventa la svolta. Da qui riescono a far arrivare i rifornimenti e le navi inglesi sulla costa.

Le sorti si ribaltano. Piano piano gli austriaci penetrano a Giardini Naxos, Sant’Alessio e fino a Messina e tutta la Sicilia viene conquistata e dominata per un ventennio”.

La prova è nella tomba di un generale austriaco sepolto nella chiesa madre. Appartiene ad una importante famiglia tirolese, “forse era un guerriero ecclesiastico”.

Tra le ultime scoperte è allo studio l’origine di un antico orologio/meridiana posto sul campanile della chiesa madre di Motta Camastra.

E’ unico nel suo genere perché la numerazione è spostata di 30 gradi, ossia la prima ora parte da sinistra ed è posto delle 9. Inoltre il IV non è scritto nella maniera consueta usata dai romani per sottrazione ma in addizione: IIII.

Questo ha dato via al mistero dell’orologio di Motta Camastra, di cui si è particolarmente appassionato un catanese, Giuseppe Smedile: “Il IIII scritto in addizione è raro, c’è solo qualche eccezione a Roma e poi negli anni successivi veniva usato negli orologi di lusso.

Noi pensiamo sia un orologio canonico, perché la prima ora è a ore 9 quindi seguiva un passo delle preghiere dei frati. Inoltre dalle 9 alle 12 i segmenti sono molto più piccoli perché di notte diventavano le ore piccole.

Non c’era ancora l’orario italico, quindi tutto il quadrante era spostato in funzione della vita monastica. Probabilmente viene da un convento. Abbiamo bisogno di uno storico della Chiesa per avere delle conferme”.

Tra gli altri segreti nascosti nell’orologio si avanza anche l’ipotesi di “una pagina di storia buia, mai trattata perché la storia è scritta dai vincitori – prosegue Smedile -. Per cui ci muoviamo con i piedi di piombo.

Con l’avvento del cristianesimo come religione di Stato è probabile che i pagani che non abiuravano la loro religione venissero perseguitati dai cristiani.

Il IV poteva essere un richiamo a Giove Jupiter, quindi su un orologio canonico è possibile sia stato messo al bando, perché il IV richiamava la sigla iniziale di Giove (U intesa come V)”.

La piacevole chiacchierata si conclude con un sogno che parte da Motta Camastra ma viene esteso a tutta la Sicilia, a cui dà voce Gaetano Consalvo:

“Valorizzare tutte le bellezze archeologiche e artistiche della zona e dell’isola, perché si fa pochissimo o non si ha intenzione di fare”.

L’Istituto per la cultura siciliana ha dato vita da alcuni anni, nel centro di Motta Camastra, ad un piccolo museo molto curato, con un antico frantoio e mille reperti  interessanti delle tradizioni della cultura contadina e siciliana.

Fonte: https://www.b-hop.it/laltrove/sicilia-alla-scoperta-dei-misteri-di-motta-camastra/

Foto: G. Consalvo
Foto: G. Consalvo
Gaetano Consalvo – foto: P. Caiffa

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